Libertà di cultura – iSummit a Sapporo

Che cosa lo Stato fa, in termini di leggi per proteggere i diritti dei cittadini e incentivare le attività che la Costituzione promuove, dipende da molti fattori. Spesso questo viene visto in due gruppi possibili di scelte: gli stati di origine anglosassone tipicamente fanno il minor numero possibile di leggi (“quello che non è vietato è permesso”); altri invece interpretano uno stato che detta il maggior numero possibile di leggi (“quello che non è permesso è vietato”). Nel mondo interconnesso di oggi, questi due atteggiamenti si possono confrontare e si può verificare come uno o l’altro possano  portare al benessere sostenibile dei cittadini.

Ho avuto il privilegio di partecipare ad iSummit ’08 di Sapporo, in Giappone dove abbiamo discusso dei fondamenti legali e della pratica quotidiana della cultura libera e di come la cultura in generale evolve oggi con gli strumenti tecnologici che ci circondano. La conferenza è stata di un grado di interesse elevatissimo, con una qualità di speaker e di partecipazione del pubblico che è raro incontrare. Forse questo video di “iSummit ’08 Highlights” può dare un’idea della ricchezza di stimoli:

Ecco l’articolo che ho pubblicato raccontandolo a Nòva de Il Sole 24 Ore:

Nòva Article on iSummit

Libertà di cultura

Si è svolta dal 29 Luglio al 1 Agosto a Sapporo in Giappone, la quarta conferenza iSummit, organizzata da iCommons. La conferenza è stata l’occasione per ricapitolare lo stato di avanzamento della cultura libera ed ha visto la partecipazione di centinaia di persone da più di 40 paesi del mondo.
La fondazione iCommons che ha organizzato iSummit è nata dall’esperienza di Creative Commons, iniziativa originariamente di Larry Lessig, professore di legge all’Università Stanford. Creative Commons ha come obiettivo la ricerca di un nuovo equilibrio più flessibile e dinamico tra le società e gli individui detentori di materiale protetto dal diritto d’autore, e il pubblico più allargato. Partendo dal concetto di bene comune—’commons’ in inglese, nell’accezione originaria inteso come il pascolo non suddiviso gestito da parte dell’intera comunità a cui tutti potevano accedere per far pascolare i propri animali da allevamento—i nuovi commons, soprattutto espressioni artistiche e scientifiche che vivono nel digitale, ma non solo, hanno allargato lo spazio delle analisi e delle possibilità di arricchimento della cultura delle nazioni a cui le persone possono liberamente accedere.
Perché questo argomento legale, apparentemente astratto può essere di ampio interesse? Nel mondo di oggi, nei paesi industrializzati certamente ma sempre di più anche in quelli in via di sviluppo, una parte considerevole dell’economia e del valore aggiunto viene creato attraverso un’attività non-materiale, di commercio e di servizi, ma anche di creazione di contenuti. Libri, giornali, musica, film, materiali su Internet, ma anche i dati e la conoscenza generati da una ricerca scientifica vivono e si diffondono in base a meccanismi che sono diversi da quelli che regolano la diffusione di prodotti materiali. Per esempio molte risorse naturali sono esclusive e il loro sfruttamento crea un monopolio naturale insuperabile, ma con i beni digitali non è così. Oppure, maggiore è la domanda per una risorsa finita di tipo fisico, più questa crea una scarsità e di nuovo questo non vale per la diffusione della cultura digitale. Queste differenze non sono state ancora però pienamente recepite a livello legislativo e la distanza che si è creata tra le possibilità, i comportamenti, le abitudini anche quotidiane delle persone nel mondo reale da una parte e il punto di vista espresso dalla legge attuale possono, nella migliore dei casi, essere un grave freno allo sviluppo economico oppure, nella peggiore, rendere criminali intere fasce di persone altrimenti perfettamente oneste. Evolvere quindi rapidamente nuove formulazioni del diritto d’autore che possano essere all’altezza delle sfide del mondo tecnologico di oggi non è solamente un esercizio legale accademico. E’ alla base dello sviluppo sano dal punto di vista politico ed economico di un paese moderno.

iCommons oggi gestisce diversi progetti che vedono come una necessità l’abbassamento delle barriere all’accesso alla conoscenza, all’apprendimento e stimolano la diffusione della creatività e delle espressioni artistiche e dell’ingegno umano.
La conferenza iSummit a Sapporo è stata per i partecipanti un grande momento di condivisione di obiettivi e di stimolo reciproco e di scambio di idee. Nonostante la varietà di esperienze passate e di preparazione che erano rappresentate, il gruppo di organizzatori, speaker e partecipanti hanno potuto esprimere uno stimolante unità di visione su come la realizzazione degli obiettivi di iCommons può arricchire gli individui e le comunità a cui questi appartengono.

La città di Sapporo, che si trova sull’isola di Hokkaido, quella più a nord del Giappone, ha fatto propria la conferenza e ha contribuito molto attivamente alla sua riuscita, sia in termini organizzativi che anche attraverso la diffusione mediante seminari e corsi di preparazione della conoscenza sui temi di iSummit e della cultura libera. La partecipazione della città è stata molto intensa, con rappresentazioni artistiche, ricevimenti, un intervento breve e informato del sindaco di Sapporo. Un esempio concreto su come una conferenza può essere un’occasione per la città ospitante di un arricchimento duraturo.

Le quattro giornate di iSummit sono state molto intense di esposizioni stimolanti da parte dei protagonisti dei temi affrontati, di approfondimenti promossi da specialisti, e, come accade spesso in queste occasioni, di incontri nei corridoi che permettevano ai partecipanti di conoscersi e di scambiare informazioni, opinioni sui rispettivi campi di attività.

Anche chi non aveva potuto partecipare fisicamente all’evento di Sapporo, ha avuto modo di prenderne parte, attraverso la partecipazione ad iSummit ’08 in Second Life, che è stata non solo una riproposizione tecnicamente avanzata della conferenza nel mondo online, ma che ha anche visto contenuti e attività specifiche per gli avatar che ne hanno preso parte. Merita di essere menzionato in questo il contributo di 2lifecast e Top-ix, società italiane che hanno permesso il coordinamento di isole multiple e la trasmissione dei contenuti senza limiti pratici di banda, superando in questo modo il fenomeno di saturazione dei luoghi conosciuto a chi frequenta il mondo online. Un altro elemento di interesse per i frequentatori del mondo online è stato il lancio di un concorso per la realizzazione del logo tridimensionale di iSummit. Successivamente alla selezione del candidato vincente per una delle categorie di questi, che avverrà il 15 settembre, con il supporto della società specializzata Shapeways, verrà realizzata una copia fisica del logo, utilizzando la tecnologia di stampa 3d.

Essendo questa di Sapporo la quarta conferenza iSummit, dopo le precedenti tenute a New York, Rio De Janeiro e Dubrovnik, c’è stata anche la possibilità di verificare come, in modo oggettivo e misurabile le opere sotto licenza Creative Commons si stiano diffondendo esponenzialmente, e di seguire approfondendoli il lancio di nuovi progetti importanti come quello CCLearn che punta alla formalizzazione della dedica dell’opera al pubblico dominio e di Science Commons, che estende il concetto di gestione flessibile dei diritti d’autore ai dati e materiali scientifici.

Joichi Ito, Creative Commons
L’innovazione viene dal basso

Photo by Joi Ito

Joichi Ito, detto Joi, imprenditore, investitore e filantropo è il CEO di Creative Commons, nominato l’anno scorso dal fondatore Larry Lessig. Il suo intervento presso la conferenza si è aperto con una illuminante sequenza di paralleli. Questa sequenza illustra come i sistemi aperti e interoperabili abbiano sempre aperto la strada allo sviluppo di una nuova ricchezza di soluzioni, applicazioni e abbiano portato ad un vantaggio diffuso che non era possibile realizzare precedentemente. I livelli di innovazione aperta (‘Layers Of Open Innovation’) sono dal basso, quello del supporto fisico, oggi universalmente adottato del cavo Ethernet; quello del protocollo di comunicazione della rete TCP/IP, leader altrettanto indiscusso; quello del livello di contenuto del web, l’HTTP; e infine quello più recente e di maggior interesse per Ito, il livello della cultura stessa e delle idee, Creative Commons. Infatti, le licenze di Creative Commons non sono solo un solido strumento legale per dare opportunità di diffusione alle creazioni e un’etichetta su una pagina web che ci fa capire al volo come possiamo utilizzare un testo o un’immagine in conformità con i desideri dell’autore, senza doverci preoccupare di chiedere un permesso preventivo. La massima potenza dietro Creative Commons è l’utilizzo completo della tecnologia di oggi, che implementa una gestione automatica di queste licenze e permette che queste vengano incorporate all’interno delle opere stesse. E’ questa gestione automatica da parte di programmi che esplicitamente lavorano a livello di protocolli di conversazione legale e culturale che sta già portando alla diffusione esponenziale di contenuti contrassegnati con le licenze Creative Commons e che è una delle chiavi più innovative dell’iniziativa a supporto concreto della cultura libera. Joi Ito ha concluso la sua presentazione con una panoramica delle aree geografiche raggiunte dalle attività localizzate di Creative Commons e ha illustrato le nuove iniziative di CC+ e CC0, che estendono il concetto di automazione della gestione delle licenze ad accordi commerciali ad hoc e alla dedica dell’opera al pubblico dominio, in base alle possibilità delle legislazioni nazionali.

Larry Lessig, Stanford University
Battere le lobby con il web

Photo by Joi Ito

Dall’anno scorso il fondatore stesso di Creative Commons non è più dedicato attivamente alla causa della diffusione delle licenze flessibili da lui create. La dichiarazione che aveva fatto a suo tempo provocò reazioni molto nette e generalmente negative. In realtà il suo non è stato affatto un abbandono, ma una ricerca delle ulteriori, più profonde radici del male che da oltre dieci anni sta combattendo. Questo male si manifesta in una legislazione non solo statiunitense, ma anche internazionale, che lui ritiene estremamente dannosa, molto di parte: dalla parte delle major discografiche e hollywoodiane. Lessig ha identificato nella corruzione del processo politico, nello specifico a livello USA nella presenza ingombrante, universale degli interessi industriali e delle lobby, la causa prima del deterioramento del clima legislativo e di conseguenza anche giudiziario. Da un anno quindi Lessig si sta adoperando per chiarire a fondo il suo pensiero, sviluppando versioni successive delle sue famose presentazioni. Lo ‘stile Lessig’ delle presentazioni, come ormai viene ampiamente chiamato, è esso stesso un’arte dove chiarezza, semplicità dell’esposizione, completa articolazione degli argomenti e grande stimolo per il pubblico si sommano in una unità particolarmente efficace. Da qualche mese ha dato un nome alla sua nuova iniziativa, chiamandola Change Congress. Questa si pone quindi, utilizzando sempre gli strumenti efficaci del web, di individuare come i gruppi di interesse privato possano esercitare pressioni indebite per una legislazione a loro favorevole e come nel momento in cui ricevono il 60%-70% dei finanziamenti da questi gruppi, per i politici queste pressioni siano impossibili da sopportare e superare. Larry Lessig nei dieci anni scorsi e con la fondazione di Creative Commons ha dimostrato di avere le capacità di catalizzare cambiamenti importanti. Oggi sta iniziando una nuova fase della propria vita da attivista e organizzatore, senza sapere se i prossimi dieci anni saranno sufficenti, affrontando un’impresa ancora più ambiziosa di quella della riforma della legislazione sul diritto d’autore a livello mondiale. Il sistema politico è molto resistente al cambiamento e Lessig avrà un suo bel da fare nel cercare di riformarlo.

Hiroaki Kitano, Sony Computer Science Laboratories
Condividere è la miglior cura


Photo by Joi Ito

Una delle presentazioni più stimolanti, quasi sbalorditive all’iSummit è stata quella di Hiroaki Kitano, direttore dei laboratori di ricerca scientifica di Sony. Kitano si è occupato di tante diverse iniziative: è stato l’inventore del robot-cane Aibo, il fondatore del campionato mondiale di calcio robotico RoboCup, ha fondato il progetto di ricerca dei sistemi simbiotici dell’Agenzia per la ricerca scientifica e tecnologica del Giappone e molto altro ancora. Oggi la sua attenzione è concentrata soprattutto all’analisi dei sistemi biologici come reti di comunicazione. La sua presentazione è stata fatta direttamente in un perfetto inglese, cosa rara in Giappone, con una intensità e una forza quasi ipnotica nel trasmettere il proprio messaggio rivoluzionario. Infatti, Kitano ritiene che si debba ripensare fondamentalmente il modo in cui indendiamo lo studio dei sistemi biologici, in particolare del corpo umano, e della salute umana. Non accetta l’approccio medico farmacologico tradizionale, in cui viene presa universalmente valida una particolare forma di cura, ritenendo di poter accettare come inevitabili quelli che per ignoranza chiamiamo ‘effetti collaterali’. Vuole invece la diffusione più ampia possibile, di una medicina personalizzata, dove si possano sommare, sempre in modo assolutamente scientifico, i dettami della farmacologia occidentale, con quelli della conoscenza approfondita dei sistemi di cura orientali. Ritiene che l’industria farmaceutica di oggi sia arrivato ad un punto morto, e lo sottolinea con l’insostenibilità dei costi della ricerca condotta con i metodi attuali, per ritorni sempre minori. Il suo approccio invece è per un sistema di condivisione aperta della conoscenza medica e farmacologica, per cui ha anche creato un sistema online che permette di gestire in modalità collaborativa dei database estremamente ampi di tipo scientifico, chiamato Payao. E’ stato molto stimolante vedere l’energia di Kitano che vuole riformare un intero settore industriale. Nel futuro prossimo, con l’invecchiamento della popolazione mondiale, la nostra capacità di mantenere il benessere raggiunto e ampliarlo su tutto il pianeta dipenderà anche dalla riuscita di progetti come quelli di Hiroaki Kitano.

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