La lezione di Babele

In preparazione della Virtual Worlds Conference & Expo di Los Angeles, a cui parlavo di Augmented Reality, ho pubblicato il seguente articolo sull’allegato Nòva de ‘Il Sole 24 Ore‘.

La lezione di Babele

La lezione di Babele

“Dalle difficoltà nascono nuove opportunità!” Questo dovevano pensare alcuni al confondersi delle lingue dopo l’avventura della torre di Babele. Le fonti non riportano poi quanto è durato quel periodo in cui nessuno era in grado di parlare la lingua dell’altro, ma non ci vuole molta fantasia per immaginare le difficoltà, prima che nascesse la professione degli interpreti e traduttori. Evidentemente queste poi sono state superate, dato che oggi di nuovo è possibile tentare di capirci o perlomeno quando non ci riusciamo non possiamo dare la colpa alla mancanza di una lingua comune. In ogni area di sviluppo prima si tenta la strada del tutto per tutto—la conquista totale e disumile alla torre di Babele—per poi smembrarsi in tantissime iniziative incompatibili che non riescono a comunicare e solo in ultimo raggiungere una piattaforma comune che permetta una convivenza più o meno pacifica e una collaborazione vantaggiosa.

Questo è successo anche con la posta elettronica, per esempio, strumento oggi di utilizzo praticamente universale. C’è chi ricorda quando, avendo superato una fase di pura sperimentazione accademica, con il presentarsi di soluzioni commerciali concorrenti, si è arrivati velocemente a diversi sistemi di relativo successo, che però non permettevano di mandare messaggi dagli utenti di uno a quelli dell’altro. Chi era su Compuserve, per esempio, non poteva mandare un messaggio su America Online. Sorgevano problemi anche con gli allegati, documenti che non fossero in formato testo, immagini, presentazioni e altro, che venivano tradotti con una modalità decifrata poi in modo imperfetto all’arrivo… Solo un po’ alla volta queste incompatibilità sono state risolte e oggi utilizziamo la posta elettronica senza nemmeno pensare alla possibilità che tutto non funzioni alla perfezione.

Una delle frontiere più effervescenti della tecnologia informatica oggi è quella dei mondi virtuali, spazi tridimensionali persistenti e condivisi, che da Second Life a World Of Warcraft hanno suscitato molto clamore e interesse, ma che stanno moltiplicandosi in centinaia di proposte alternative e incompatibili. Applicazioni nello studio, nel lavoro, nel divertimento; per giovani o adulti; aziende o privati: sono poche le aree dove non ci sia un’iniziativa valida dei mondi oline, con la frammentazione che ne consegue.

Infatti, quella che viene chiamata ‘Legge di Metcalfe’, analoga alla ‘Legge di Moore’, che afferma che il valore di una rete è proporzionale al quadrato degli elementi che lo compongono, si può interpretare anche alla rovescia. Se una rete potenzialmente grande viene divisa in più parti, il suo valore viene polverizzato e velocemente annullato. Chi investe il proprio tempo nell’esplorare il nuovo, così come chi investe i propri capitali nello sviluppo di applicazioni, vuole un ritorno positivo su questo. Ma se le economie di scala garantite dalla Legge di Metcalfe non si realizzano, si attarderanno sia gli investimenti che l’adozione da parte degli utilizzatori.

Oltre agli aspetti di interconnessione tecnica, dove un avatar creato in una particolare rete deve poter essere utilizzato su un’altra compatibile, per esempio, i mondi online presentano però delle nuove sfide che vanno ben oltre a quelle affrontate finora. La costruzione della piramide dell’innovazione aperta, come la chiama Joi Ito, che vede i computer interconnessi nella rete, e i contenuti e le idee viaggiare con libertà, ci ha portato una grande ricchezza di soluzioni e applicazioni. Poggiandosi sulla punta di questa piramide si apre oggi con i mondi online una nuova serie di livelli sempre più ampi che coinvolgono nuovi elementi componenti della nostra società. Infatti, è la natura sociale dei mondi online una delle loro caratteristiche fondamentali e i gruppi che vi partecipano lo fanno in base a regole che devono essere preservate in modo coerente.

Dalle nostre identità nasce la necessità di gestire efficentemente diversi avatar definiti in mondi diversi per scopi diversi… Le nostre proprietà digitali, spesso controllate da vincoli DRM (Digital Restrictions Management, gestione delle restrizioni digitali), dovranno trovare il modo di superare i nuovi punti di controllo doganali dei mondi intercomunicanti. Gli usi e i costumi che sono naturali e accettati in un mondo, possono essere illegali o ripugnanti in un altro. Non c’è oggi garanzia che nel momento in cui si possa passare da un mondo all’altro non ci si trovi in un luogo dove la schiavitù è legale!

Come potrà emergere la serie di soluzioni di cui abbiamo bisogno? Questo dovrà avvenire per tutti gli elementi che compongono i mondi online, che altrimenti non potranno ottenere la diffusione che meritano. Dovrà anche succedere in parallelo e velocemente, pena l’esclusione delle idee dei mondi online dallo sviluppo applicativo dei sistemi tecnologici.

Per fortuna abbiamo oggi a disposizione strumenti efficaci per raggiungere questo scopo. Sappiamo che la standardizzazione può essere ottenuta solo con un approccio sufficentemente aperto. Anzi, i metodi Open Source condividono e documentano non solo le necessarie interfacce di comunicazione, ma il cuore stesso del funzionamento dei sistemi.

Il futuro dei mondi online interoperabili non può che essere anche a codice aperto, con le libertà che questo garantisce e la velocità di evoluzione delle soluzioni che permette. L’impegno all’apertura e alla condivisione non può che estendersi anche alla definizione dei livelli più alti e più ampi, oltre alla compatibilità tecnica di base, dove dovremo imparare ad analizzare e confrontare automaticamente i sistemi di contratti, leggi e addirittura costituzioni che compongono le comunità online e il loro valore sempre più concreto e pervasivo per la nostra vita quotidiana.

Vedremo se la lezione di Babele è stata imparata, e le premesse sono buone: sempre più spesso si incontrano avatar nei mondi online che pur essendo stranieri, parlano nella chat testuale con un’eco provocato dal traduttore automatico che impiegano. C’è da scommettere che ci sarebbe una grande richiesta per tradurre correttamente e automaticamente usi, costumi e comportamenti nelle diverse culture!