Sono stato intervistato da Guido Castellano per Panorama. Ecco il testo dell’intervista.
Droidi super-intelligenti che lavoreranno al posto nostro. Mentre noi saremo un insieme di dati
e potremo reincarnarci a piacere. Il futuro secondo David Orban della Singularity University.
di Guido Castellano
foto Roberto Caccuri per Panorama
«Dovremo coabitare con robot e droidi dotati di un’intelligenza superiore a quella umana. Mentre loro lavoreranno al posto nostro, la nuova umanità trascorrerà il tempo esplorando le potenzialità sconosciute della mente. Gli uomini diventeranno cyborg, con capacità potenziate dalla tecnologia. Potremo vivere all’infinito trasferendo il nostro cervello (incluso l’io senziente) in altri corpi e anche esplorare lo spazio estremo facendo sfrecciare la nostra materia grigia alla velocità della luce come se fosse fatta di bit che viaggiano via etere».
Questo è il futuro che ci aspetta nei prossimi 50 anni secondo David Orban, fondatore di innumerevoli società hi-tech di successo, ma soprattutto visonario e professore della Singularity University, fabbrica di geni e start-up finanziata da Google, fondata nel 2008 dallo scienziato Ray Kurzweil e dall’imprenditore Peter Diamandis nel cuore della Silicon Valley in California. Orban non è uno scrittore di fantascienza, ma un manager concreto e un futurologo di fama mondiale, un uomo che trascorre un terzo della sua vita in aereo per raggiungere i palchi delle più importanti conferenze tecnologiche. Orban, come egli stesso si autodefinisce, è «un ambasciatore del domani che vive il presente». Panorama lo ha intercettato durante una breve tappa a Milano ai margini dello Iab seminar, manifestazione dedicata alla comunicazione digitale. Il titolo del suo intervento? Il futuro è 10 anni in anticipo.
Quando parli con Orban ti sembra di essere accanto al comandante Kirk nella serie tv Star Trek, poco prima che l’astronave Enterprise inizi la fase di teletrasporto verso nuovi mondi. Una sensazione che provi da subito. Appena gli stringi la mano, infatti, lui ti invita a tastare il punto, tra indice e pollice, in cui si è fatto impiantare un chip sottopelle. «Sono un cyborg» spiega a Panorama. «Porto con me tutte le chiavi di cifratura utili per pagare in bitcoin, la valuta digitale di internet. Con il chip, in potenza, posso fare molte altre cose, non solo trasferire denaro. Come prendere una vettura in car sharing, accedere alla metropolitana e varcare i tornelli in ufficio. In futuro potrebbe comunicare informazioni con un’altra persona dotata di un medesimo chip con la stessa velocità e semplicità con cui oggi un computer invia una email utilizzando la rete senza fili wifi. Potrebbe misurare i miei parametri vitali, interrogare Google e fornire le risposte direttamente al mio cervello». Ma Orban è stato il primo umano a sottoporsi a questo tipo di intervento (anche il suo cane ha lo stesso chip) principalmente per testarne l’accettazione sociale. «Con questo impianto cerco il dialogo con chi pensa che non debba essere permesso diventare esseri umani potenziati tecnologicamente».
Già perché il cruccio principale di Orban è che in futuro si possa assistere a fenomeni di razzismo tecnologico che potrebbero sfociare in guerre di supremazia. «Dovremo imparare a convivere con una nuova specie» spiega a Panorama «quella degli umanoidi dotati di intelligenza artificiale superiore alla nostra. Riusciremo ad accettarli? O entreremo in conflitto con loro? Domande che dovremo porci presto. Secondo Orban, infatti, «gli ultimi cento anni hanno portato più progressi tecnologici di quanto non ne siano stati prodotti nei precedenti mille. Se la capacità di calcolo dei computer continuerà a evolversi con la medesima velocità, già entro il 2025 vi saranno computer più potenti di un cervello umano. Ed entro il 2045, seguendo questa crescita esponenziale, l’uomo avrà costruito macchine pensanti con una capacità pari alla somma di 10 miliardi di cervelli umani»
Ma in questo caso non sarà stato solo merito dell’uomo. L’intelligenza artificiale, infatti, «è in grado di evolversi e auto migliorarsi molto più rapidamente di quella umana». Secondo la visione di Orban la singolarità (cioè il momento in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere di coloro che vivono in un’epoca precedente) sta per arrivare e si verificherà nell’arco della prima metà di questo secolo. In pratica è l’accelerazione contemporanea di quattro importanti tecnologie: genetica, nanotecnologia, robotica e soprattutto intelligenza artificiale. Un boom tecnologico che obbligherà a riscrivere la parabola umana che passerà da «nasci, lavora, muori», è la visione di Orban, a «nasci, non lavorerari più e vivrai per sempre».
Già perché, secondo Orban, la specie produttiva sarà composta da macchine che andranno in ufficio o in fabbrica al posto nostro. Mentre il contenuto del nostro cervello (personalità inclusa) sopravviverà alle membra umane. «Potremo trasferire il nostro io all’interno di una memoria proprio come oggi si fa quando si copia un documento su una chiavetta Usb» prosegue Orban «e potremo continuare a vivere all’interno di un nuovo corpo bionico. I nostri ricordi, le conoscenze diventeranno bit che potranno essere spediti via etere e viaggiare senza dover prendere aerei auto o treni. Potremo addirittura cancellare le brutte esperienze e tenere solo i bei ricordi. Non dovremo morire fisicamente per vivere una vita parallela. Un po’ in stile Avatar, con la stessa semplicità con cui andiamo a dormire, chiuderemo gli occhi a Milano e potremo svegliarci (in un altro corpo) a New York. O, perché no, su un altro pianeta».
Giunti a questo punto sarà il concetto stesso di umanità che dovrà essere ridiscusso. E anche le religioni avranno il loro bel da fare per comprendere e accettare questo nuovo step evolutivo, visto che l’uomo stesso potrà decidere se avere accesso alla vita eterna oppure no. «Il mondo sarà popolato da robot più intelligenti dell’uomo, da umani e anche da cyborg col cervello umano». Può affascinare o spaventare, ma questo è il futuro che sta arrivando. «L’accelerazione esponenziale è partita. E non si può fermare».
Didascalie delle foto
Chip sottopelle – David Orban, 50 anni, è uno scienziato e visionario di origini ungheresi. È professore della californiana Singularity University, ha fondato molte aziende hi-tech tra cui Network Society Ventures, un fondo di investimento per start-up. Come futurologo è relatore presso tutti i più importanti forum mondiali. Per esperimento, si è impiantato un microchip Nfc sottopelle che lo rende, di fatto, il primo cyborg.
In maggio a Milano un seminario con il guru David Orban (nella foto, con la sua cagnolina Bri, anche lei con il chip) che ha aperto SingularityU Milan, il primo chapter italiano di Singularity University. Organizza seminari conferenze ed eventi. «A maggio, a Milano, ci sarà una sessione dove, chi vorrà, potrà farsi impiantare un microchip come il mio» ha svelato Orban in anteprima a Panorama.
Non sarà vero.
Quando l’automazione sfondò negli anni 80, la propaganda disse che non
era un problema: “…i robot fanno i lavori pericolosi, le persone si
potranno occupare di lavori concettuali e dei servizi…” (…la “famosa” società
dei servizi). L’immagine idealizzata prospettava l’automazione come
mezzo per creare una società dove le persone si occupavano di attività
appaganti per poche ore, la “fatica” sarebbe stata fatta dalle macchine.
Ma le macchine sono finanziate dalle società private per perseguire i propri scopi: profitto e profitto.
I dipendenti divennero “esuberi” o, nel migliore dei casi, “risorse umane”. Comunque un “costo” da minimizzare.
Pochi trovano posto nei “lavori di concetto”, qualcuno di più nella manutenzione.
E i “servizi”? La società liberista tollera solo i servizi che gli
abbienti possono permettersi, NON tollera pagare i servizi a chi
personalmente non può pagarseli.
Le “liberalizzazioni” degli ultimi
trent’anni hanno migliorato i servizi di chi può permetterseli.
La
disoccupazione è diventata componente stabile del sistema, per
assicurare alle aziende private uno strato di manovalanza disperata,
buona per contenere gli stipendi dei dipendenti, di quelli a cui non può
fare a meno.
In quest’ordine delle cose, se un giorno sarà possibile trasfeerire la coscenza umana in un computer per farla vivere indefinitamente, non avremo una società idilliaca liberata dalla paura della morte, ma un mondo molto più simile a quello descritto in Galaxy Express 999.
Un futuro del genere, a me più che spaventare, non piace. E non credo nemmeno che sia così scontato come sostiene Orban. Il futuro che io vedo (e spero per i miei figli) è fatto di decrescita felice, di transizione e resilienza, della riscoperta di valori UMANI e di ritmi meno frenetici. Altro che cyborg. Chi vivrà vedrà, ma non dimentichi, il saggio Orban, che esiste e sempre esisterà un resistenza a questo folle progresso.
Caro David,
Mi trovo concorde su molte delle tue affermazioni, come
il fatto che presto potremo inserire protesi robotiche nel nostro corpo.
Tuttavia sul concetto più affascinante che tu esprimi, “potremo
trasferire il nostro io all’interno di una memoria , come si fa oggi
copiando un documento su una chiavetta Usb”, trovo troppo poca
razionalità o forse troppa.
Cerco di eseguire quello
che Galileo Galilei definiva un esperimento mentale, provando ad
immaginare passo passo la strada per arrivare a tale realtà e quali
potrebbero essere le conseguenze.
Il primo
passo è quello di realizzare un corpo che possa ‘contenere’ il nostro
UsbCervello, e guardando a questo articolo sulle scienze del 16 Marzo
2016 di John Horgan :
“Si supponga, come fanno molti Singolaritariani, che i potenziali
d’azione siano equivalenti alle operazioni di un computer. Se il
cervello contiene un milione di miliardi di sinapsi, che elaborano in
media 10 potenziali d’azione al secondo, allora il cervello esegue 10
milioni di miliardi di operazioni al secondo, o 10 petaflop. Alcuni
supercomputer hanno già superato quel tasso di elaborazione[..]
A sbarrarci la strada verso il cyber-paradiso, però, c’è il codice
neurale. Questa espressione si riferisce ai software, o agli algoritmi,
che trasformano i potenziali d’azione e altri processi fisiologici in
percezioni, ricordi, significati e intenzioni.”
Non sembra che sia realizzabile. Ma come sappiamo i progressi
della scienza sono stupefacenti e diamo questo fatto come possibile
entro pochi decenni.
Il secondo passo, una volta superate le difficoltà tecniche è quello di convivere con questa nuova realtà.
Penso
che psicologicamente questo sia assolutamente irrealizzabile,almeno in
così poco tempo. Ci sono alcuni istinti , che io definisco driver di
fondo ,che guidano le azioni dell’uomo (e fra esse anche il progresso
scientifico) e molti di questi sono intimamente legati con la nostra
corporeità. Ti riporto quelli che , a mio modo di vedere, sono i
principali.
– Sesso : da Elena di Troia a Facebook , sono esempi di come questo potente driver abbia guidato azioni ed innovazioni.
– Gola: dall’uso del fuoco per cucinare a Masterchef.Tutto creato per soddisfare il nostro appetito.
–
Potere/denaro : questo driver effettivamente è molto potente , e in
gran parte legato al cervello, anche se il denaro spesso viene bramato
per ottenere benefici fisici.
– Dolore / Fatica : dalla ruota ai Robot , tutto inventato per risparmiare fatica al corpo.
–
Paura della morte: quanti regni sono stati conquistati o libri scritti,
per la speranza che, in questo modo, il ricordo di tali gesta andasse
oltre la morte.
Eliminando la nostra corporeità
(sostituita da un corpo macchina), tutti questi driver che hanno guidato
l’uomo per millenni , vengo a decadere in pochi decenni. Creando ,
idealmente , una società di persone dedite al filosofeggiare, con
schiavi robot che fanno il duro lavoro (come una sorte di antica grecia)
…ma su cosa discetteranno ? Forme di governo ? Scoperte spaziali?
Idealmente può essere attraente l’idea di creare una sorta di paradiso
laico , in cui non si è più attanagliati dalle brame fisiche e ci si
dedica ad alti pensieri; MA, a mio modesto parere , solo una minima
parte della popolazione è pronta per tale salto, cioè tutti coloro che
hanno una intensa vita spirituale o scientifica e riescono a ricavare la
maggior parte delle loro soddisfazioni dalla mente e non dal corpo. Ma
per il restante 90%, tra cui mi annovero, guidati dal piccolo Homer
Simpson che è in noi, come potremmo reagire? Di cosa discetteremo se ci
vengono tolti gli argomenti preferiti: gossip (politco o scadalistico),
classifiche di ristoranti, cucina , forma fisica , malattie, cronaca
nera, violenza,sesso…. ? Improvvisamente verrebbero a cadere tutte le
nostre preoccupazioni / soddisfazioni, non so se siamo tutti pronti a
parlare dei massimi sistemi , o della prossima evoluzione bionica della
specie. Forse, proseguendo nel mio esperimento mentale, l’unica
alternativa che mi sovviene , è che tutti si comincino ad interessare
dell’unico grande driver rimasto : Potere e denaro. Con quali
conseguenze?
Concludo l’esperimento, dando per
irrealizzabile una tale rivoluzione culturale / psicologica, in un lasso
di tempo così breve, perchè ci priverebbe o modificherebbe tanti
nostri comportamenti , rendendo molto difficile l’adattamento e quindi
verrebbe rigettata dai più. Penso ci possano volere centinaia di anni
per arrivare a tale realtà. Se mai ci arriveremo.
un caro saluto
Franco