La Singolarità Tecnologica è un concetto con cui faremo meglio familiarizzarci tutti. (Il video di un mio seminario sull’argomento è abbastanza apprezzato…) Come un treno in arrivo senza macchinista, i prodotti dell’accelerazione tecnologica il più delle volte ti passano, se va bene di fianco, se va male sopra, che a mala pena ti sei accorto del loro avvicinarsi. Come nelle migliori tradizioni scientifiche, più definizioni riusciamo dare ai fenomeni, maggiori sono le probabilità che siano queste applicabili ai diversi contesti in cui li ritroviamo e che siamo preparati a trarre le giuste conclusioni e previsioni dalle equivalenze che ci si presentano. Sono quindi molto contento di aver formulato, non ho ancora controllato se per primo, una nuova definizione di Singolarità Tecnologica, diversa dalla definizione canonica:
“Con l’arrivo delle novità tecnologiche, ci sono sempre gruppi di persone che scelgono di non partecipare e di lasciare che queste passino sopra la loro testa. L’accelerazione tecnologica ha comportato però che queste novità arrivino a ondate sempre più ravvicinate e che quindi non ci sia più il ricambio generazionale del passato, con l’adozione universale di quella che era la rivoluzione precedente. Un numero sempre maggiore di persone, la somma cumulativa dei gruppi rinunciatari, osserva passivamente, magari un po’ spaventata, quello che sta succedendo. Il momento in cui cumulativmente il 99,99% delle persone getta la spugna, lo chiamiamo Singolarità Tecnologica”
Questo è possibile perché molto oggi di quello che accade in ambito tecnologico e praticamente tutto quello che accade in ambito internet funziona anche senza intervento umano, o meglio le sue conseguenze più importanti si manifestano con un effetto leva sempre maggiore. Per cui un numero ridotto di persone che adottano una nuova tecnologia ottengono un effetto valanga prima impossibile. Qual è questo numero, come cambia questo numero? A sua volta si sta riducendo. Quando si parla di Web2.0 si parla sempre delle masse partecipative, ma quasi mai delle comunicazioni server to server che sono alla base delle applicazioni. Sono queste comunicazioni che permettono l’effetto moltiplicativo con cui qualche milione di utenti Skype mettono a soqquadro l’industria centennale delle telecomunicazioni usata da miliardi di persone. Dove una piattaforma come Second Life, che nasce basandosi sull’infrastruttura preesistente di internet, con gli accessi a banda larga, la distribuzione senza attrito di software, nasce subito con il commercio elettronico integrato e una gestione sofisticata delle proprietà digitali ed esplode nella coscenza comune del mondo tecnologico, pur avendo appena mezzo milione di utenti attivi.
E’ di questo che parlavo all’EBA Forum, dove alcuni insistevano sulla rilevanza o meno di nuove forme di comunicazione online, come Twitter o Second Life appunto. (Citandomi, ne ha scritto Luca Vanzella e ha suscitato oltre 100 commenti con il suo post.) Puoi ritenerli questi nuovi strumenti poco rilevanti, una moda o scegliere di ignorarli. Non è obbligatorio usarli ed in futuro è molto probabile che ci saranno anzi leggi che imporranno la tutela di coloro che rigettano gli strumenti del progresso, come oggi ci sono leggi che tutelano i disabili. E’ un nostro diritto quindi gettare la spugna. Gettare la spugna non ferma affatto il treno in corsa che arriva.