Robot e automazione industriale

Senzanome

Sono stato intervistato ancora una volta da Enrico Pagliarini di Radio24. Abbiamo parlato di Robot e di automazione industriale, come queste due cose sono correlate alla Network Society, e come si evolveranno nel futuro.

Potete riascoltare l’intervista cliccando qui.

Di seguito potete trovare la trascrizione:

ENRICO PAGLIARINI: David Orban ha fondato “The Network Society”, la prossima settimana nel nuovo grattacielo di Intesa San Paolo a Torino, il 15 di ottobre ci sarà il primo congresso mondiale. David, bentornato a Radio 2024.

DAVID ORBAN: Grazie Enrico.

EP: Allora, che cosa c’entra questa trasformazione con il modo di produrre, con la manifattura?

DO: Le nostre civiltà, la società tecnologica da migliaia di anni a questa parte, hanno visto ondate di rivoluzioni. Dai tempi degli Egizi, al Medioevo, alla Rivoluzione Industriale e adesso la rivoluzione informatica. La nostra tesi fondamentale è che la forma effettivamente della società stessa sia data dalle tecnologie che abbiamo a disposizione. Quando l’energia muscolare era l’unica che potevamo usare, necessariamente avevamo gli schiavi. Ma quando era possibile costruire una industria efficiente (per esempio durante la guerra civile americana, chi voleva tenere gli schiavi non era in grado di farlo, e veniva inesorabilmente battuto dagli eserciti del nord che erano economicamente ed organizzativamente superiori). Oggi siamo di fronte ad un cambiamento, una trasformazione di fase simile, che secondo l’organizzazione della Network Society, punta verso la decentralizzazione della distribuzione delle attività socio-economiche, incluse quelle della manifattura.

EP: Questo cosa significa? Che nei prossimi anni vedremo un tipo di produzione decentralizzato, quindi le fabbriche alle quali siamo abituati (che sono grandi fabbriche), che invece centralizzano la produzione in un unico grande posto, sempre più grande e sempre più immenso…insomma: ci sarà un cambiamento radicale da questo punto di vista secondo la vostra tesi?

DO: E’ molto probabile che tante di queste fabbriche rimarranno. In effetti, il nuovo spesso non sostituisce completamente il vecchio, ma vi si costruisce sopra, e il vecchio diventa un’infrastruttura di base che prendiamo per scontata. Ma le cose più interessanti e avvincenti e le nuove possibilità vengono realizzate sul livello appena reso possibile dall’avanzamento tecnologico. Nel caso della manifattura, l’esempio più concreto di questo è rappresentato dalle stampanti 3D, che sono diventate popolari negli ultimi anni (anche se venivano già utilizzate per la prototipazione industriale). Oggi, in ambito industriale, quasi metà dei pezzi prodotti con le tecnologie di stampa 3D, non sono prototipi, ma vanno direttamente all’interno di un pezzo che va sul mercato o che va in produzione, come può essere per esempio il motore a getto di un aereo, quindi pezzi di importanza anche vitale. Ma l’elemento, a mio avviso importante, di questo nuovo modo di produrre (appunto con la stampa 3D) è che contrariamente a quello che succede con un impianto di produzione tradizionale, dove la complessità di quello che si realizza attraverso, per esempio, una catena di montaggio, è direttamente proporzionale ai capitali impiegati. Una stampante 3D non fa differenza: se stampa un pezzo semplice e di poco valore, rispetto ad un pezzo di enorme complessità e di grande valore. Questo rompe completamente gli assunti proprio di investimenti e di economia su cui abbiamo basato negli ultimi 200 anni le considerazioni di crescita. E le stampanti 3D saranno disponibili a tutti insieme ad agli altri mezzi della moderna produzione industriale, così come già avviene all’interno dei Fablab, degli spazi di Hacker, e addirittura in catene nuove di produzione (come può essere, per esempio, Tecshop) che si stanno diffondendo tantissimo negli Stati Uniti e che porta a vantaggio di tutti l’accesso di questi nuovi modelli di produzione.

EP: Quindi…questa nuova rivoluzione, questo nuovo cambiamento non esclude che rimangano le grandi fabbriche, e che saranno popolate da un numero maggiore di robot rispetto a quelle di oggi, robot più intelligenti.

DO: L’automazione è assolutamente inevitabile e desiderabile. Oggi addirittura in Cina i costi delle persone stanno aumentando, e le nuove fabbriche stanno pianificando di utilizzare dei robot sempre più flessibili. Però, le persone che sono in grado di comandare i robot non sono solo necessarie, ma anche ancora più preziose di prima. O le persone che sono in grado di elevarsi e vedere i sistemi da un punto di vista più lontano (e quindi più inclusivo) dove i miglioramenti di logistica, o gli elementi di comunicazione tra clienti e fornitori di diversi pezzi che devono essere assemblati fanno enormemente la differenza. Abbiamo visto, per esempio, dei filmati online quasi miracolosi di alberghi di 30 piani e assemblati da ditte cinesi in poche settimane. Quelle non sono solo rivoluzioni di modalità di produzione, ma anche rivoluzioni di logistica. Adottando questi sistemi, incrociando le rivoluzioni di stampa 3D con l’Internet degli Oggetti, siamo in grado di assemblare qualcosa di genuinamente nuovo.

EP: Pensi che vedremo prima questa rivoluzione della produzione distribuita grazie alla stampa 3D, o ad esempio, un’altra delle grandi che potrebbero accadere nei prossimi anni che alcuni ritengono essere molto vicine, per esempio l’utilizzo di automobili a guida autonoma, o automatica?

D: Ci sono fenomeni che avvengono effettivamente simultaneamente. Internet degli Oggetti è basato sul miglioramento dei sensori che abbiamo a disposizione, e le macchine a guida automatica hanno bisogno dei propri occhi per guardarsi in giro, hanno bisogno di comunicare con mappe ad altissima risoluzione che vengono aggiornate costantemente. E quindi uno dei cambiamenti dipende dall’altro e viceversa. Io ritengo che le macchine robotiche oggi siano di fatto pronte. In California, quelle di Google hanno percorso quasi 2 milioni di Km nell’arco degli ultimi 2 anni, e una cosa deliziosa che ho imparato pochi giorni fa, è che ritornando in garage la sera, quando non si muovono, non smettono di imparare, perché ogni notte percorrono in simulazione quasi 5 milioni di Km, decidendo di volta in volta cosa fare ed imparando a fare meglio quello che è il loro compito il giorno dopo. E queste macchine hanno avuto una dozzina di incidenti tutte causate da guidatori umani terzi, e siccome abbiamo più di un milione di morti sulle strade, queste saranno evitate con le macchine robotiche. La questione non è se arriveranno, ma quando e che arrivino al più presto perché giorno dopo giorno persone muoiono, e non dovrebbero morire, 50 milioni di persone sono ferite in incidenti stradali (spesso con lesioni permanenti rimanendo paralizzate). E da un punto di vista politico, la domanda molto presto sarà proprio: “tu che vuoi farti eleggere, come puoi permettere che le persone continuino a morire?” E allora posto in questo modo, penso che ogni politico dobrebbe sbrigarsi perché questa rivoluzione arrivi al più presto.

EP: David, grazie per essere stato con noi. Buon lavoro, a presto, e in bocca al lupo con la prossima settimana per il vostro primo congresso mondiale a Torino, 15 ottobre.

D: Grazie Enrico.