I nomi e le etichette che utilizziamo per identificare gli oggetti ci permettono di concentrare la nostra attenzione sulla loro natura, guidati dall’intuizione e dalle associazioni che il nome suscita, in quanto ogni nome rappresenta un’analogia o una metafora di un altro oggetto o un concetto.
In realtà, è un’interessante catena di eredità culturale. Naturalmente accelera la nostra comprensione mentre ci buttiamo in quelle intuizioni per cogliere meglio il significato dietro le parole, ma rappresenta anche una specie di trappola. Perché siamo spinti a portare l’analogia, rappresentata dall’etichetta all’estremo, piuttosto che usarla, proprio come un puntatore di riferimento.
Le analogie tra la natura di una singolarità fisica all’interno di un buco nero e quella del mondo dopo la singolarità tecnologica sono difficili.
Si pensava che dovessimo smettere di provare a capire cosa potrebbe accadere dopo la singolarità tecnologica. Ma oggi non è più così. Stiamo iniziando a formulare diverse teorie, e stiamo iniziando a sperimentare, almeno sulla carta, quali sono i parametri che potrebbero portare a diversi tipi di singolarità tecnologica. Stiamo ora iniziando a vedere come sarà un mondo postsingolaritario.
La materia del nostro universo è un massimizzatore di buchi neri. E se l’intelligenza, in tutto l’Universo, fosse un massimizzatore della singolarità tecnologiche?