Intervista per MELOG a Radio24 sui computer quantistici

Sono stato intervistato da Gianluca Nicoletti per la trasmissione Melog di Radio 24 il giorno 10 Ottobre 2019. L’argomento dell’intervista era il Quantum Computing e data la natura della trasmissione, ci siamo occupati non tanto o non solo degli aspetti tecnologici, ma siamo entrati un po’ anche nelle implicazioni epistemologiche e sociali.

Potete riascoltare la puntata, oppure sotto potete leggere la trascrizione dell’intervista.

Gianluca: Innanzitutto David Orban, buongiorno.

David: Buongiorno.

Gianluca: David Orban, lo presento, per chi non lo conoscesse, lo conosco da parecchi anni. Lo conosco nella sua forma corporea, e più ancora nella sua forma fisica. E’ un esperto di conoscenza dell’accelerazione e del cambiamento tecnologico. E’ un advisor di una Università molto prestigiosa negli stati uniti, per la su. e’ fondatore del network society project e da anni si occupa appunto di questo rapporto tra umano e tecnologico. Le nostre dimensioni umane, i nostri limiti umani in realtà sono espandibili come è espandibile la memoria del vostro telefonino per metterci più foto dei vostri selfie. Ecco david, vediamo se riusciamo in qualche maniera a far capire in termini comprensibili qual’è questo salto in avanti che farebbe google? Non so se è d’accordo che in questo momento per noi rappresenta il dio assoluto, se avesse veramente…questa possibilità di ottenere la supremazia quantistica.

David: i computer quantistici sfruttano quelli che sono i principi del mondo degli atomi che per 50anni di progettazione di circuiti elettronici abbiamo ignorato. E potevamo farlo. Oggi non è più possibile proprio perchè le dimensioni di questi circuiti arrivano a quelle atomiche, e quindi ci stiamo attrezzando per sfruttarle. E queste caratteristiche non sono assolutamente intuitive. Quindi tutte quelle citazioni con cui hai aperto la trasmissione non sono irragionevoli, sono fenomeni che sono stati per la prima volta descritti in modo scientifico cent’anni fa. Ma ci è voluto tanto tempo per cominciare a poterli applicare dal punto di vista dell’ingegnerizzazione dei nostri computer. Il modo più semplice in cui possiamo caratterizzarne il funzionamento è proprio quello della moltiplicazione della potenza del computer dato non solo dai suoi componenti, ma come questi componenti interagiscono. Perchè i bit nei nostri computer non si parlano fra di loro, e invece i qbit, che compongono i computer quantistici interferiscono, vivono in una sovrapposizione di tutti i stati possibili, e vanno a generare la risposta che desideriamo attraverso l’interazione quantistica di questi vari stati. E siccome il numero di stati possibili è enorme, questo conterrà anche la risposta che serve a noi.

Gianluca: David, vediamo se riesco a dare delle immagini personali molto rozze, ma sulla mia intuizione per far capire gli ascoltatori. La realtà quantistica, che noi stiamo tentando di sperimentare e di applicare sui dei calcolatori, altro non sono che le metafore di noi stessi. Applicata al nostro quotidiano, e alla nostra tecnologia individuale come sia in questo momento, percepissimo un’infinità di possibili dimensioni della mia esistenza. Mi potrei sentire qui ma anche da un’altra parte, potrei leggere attraverso la realtà materiale che mi circonda. Proprio come i film della fantascienza, come gli esseri più superdotati che hanno questo superpotere.

David: Quello della metafora degli universi paralleli e dei molti mondi possibili è stata una delle interpretazioni della meccanica quantistica ed è sicuramente un approccio che non è parsimonioso. Perchè proprio dice: ad ogni momento noi generiamo miliardi su miliardi di possibili universi che poi man mano collassano quando i sistemi quantistici emergono nel nostro mondo macroscopico. Quindi noi di per sè non vediamo questa incertezza che ci circonda, perchè nella nostra quotidianità non rientra ma l’universo si basa su una impossibilità reale di misurarla con precisione–

Gianluca: E’ come se fosse una iperdimensione che non conosciamo. E’ una dimensione parte di spazi che non riusciamo a ponderare e che non conosciamo.

David: Da un punto di vista filosofico è importante che non è un limite della nostra conoscenza, è una precisione inconoscibile. Einstein stesso era molto scocciato da questo e ha cercato di risolverne i limiti, di superarne i limiti immaginando variabili nascoste che se avessimo potuto individuare, l’incertezza si sarebbe eliminata. Ma oggi abbiamo prova sperimentale del fatto che l’universo davvero si fonda su questa nuvola di caos da cui emerge la realtà che viviamo tutti i giorni.

Gianluca: Quindi semplicemente basta trovare lo strumento adatto o modificare il nostro punto di vista per percepire in questo caso altre possibilità e immediatamente ci troviamo proiettati in quella realtà che viene oggi narrata dalle serie televisive più fortunate…cito lo stracitato Black Mirror ma figuriamoci, ci sono un’infinità da Philip Dick che parla di questi universi possibili che molte volte entrano in collisione tra loro, si entra e si passa attraverso un varco da un universo all’altro. Può esserci un mondo in cui i nazisti e i giapponesi hanno vinto la guerra e si sono spartiti l’america e succedono delle cose fantasticamente terrificanti.

David: Il collegamento tra tutte le cose che esistono nell’universo è reale. E’ un collegamento causale importante. Ci possono essere anche collegamenti quantistici, però per quel che ne sappiamo noi alle temperature e alle dimensioni macroscopiche i fenomeni quantistici vengono a meno. Quindi questo entanglement, in inglese, questa sovrapposizione di stati si rompe, si perde.

Gianluca: Quindi gli altri mondi paralleli che preoccupano il nostro ascoltatore, ci sono altrettanti suoi possibili sosia diversi, in mondi paralleli, verrebbero bruciati. Scusa la radicalizzazione, per far capire al mondo.

David: È un tipo di conoscenze che noi non usiamo in modo molto utile. Tu prima hai citato la fantascienza: queste metafore ci permettono di distinguere tra futuri possibili tra cui scegliere e di mondi desiderabili in cui effettivamente vivere. Questa è l’esaltante differenza tra evoluzione biologica e quella invece tecnologica che noi tracciamo con occhi aperti. E quindi il nostro destino è aperto: non è riducibile alle leggi della fisica che conosciamo sempre meglio, ma che non ci limitano in quello che possiamo immaginare e desiderare e realizzare.

Gianluca: Ecco, visto che siamo partiti dalla supremazia quantistica raggiunta da Google, queste macchine quantistiche saranno mai in commercio come noi oggi compriamo uno smartphone che ha una capacità di calcolo superiore di milioni inj più rispetto al primo calcolatore che è stato usato nei centri di calcolo nelle università?

David: I computer quantistici di un approccio, di una struttura diversa da quella che google sta realizzando effettivamente sono già in commercio per problemi di ottimizzazione particolare, il cosiddetto traveling salesman, gli agenti di vendita che devono visitare al minor costo più punti di vendita maggiori possibili. Costano 10, 20, 30 milioni di dollari e quindi vengono venduti a poche realtà che pensano di averne bisogno già oggi. Perchè ne hanno bisogno? Perchè non vogliono trovarsi impreparati nel momento in cui questi computer si diffonderanno maggiormente. E’ improbabile che noi avremo computer quantistici tascabili proprio perchè non ce ne sarà bisogno, proprio come adesso l’elaborazione delle nostre fotografie al riconoscimento vocale avviene nel cloud, tante funzionalità aggiuntive date dai computer quantistici, che sicuramente arriveranno, saranno istantaneamente accessibili anche se ce ne saranno pochi al mondo.

Gianluca: Ti riporto sulla mia fissazione, il mio punto di vista. Stai riavvicinando nuovamente l’idea di dio? Un grande computer quantistico centrale che distribuisce memorie e dati a tutti quelli periferici?

David: Se voglio risponderti a tema, è una visione politeistica perchè cinesi e americani non accetteranno di avere lo stesso computer quantistico su cui appoggiarsi. Io sono ateo missionario per cui questo computer quantistico non potrà comunque conoscere tutto, non sarà onnisciente o onnipotente, ma sarà sicuramente in grado di dare forma ai nostri sogni ad un livello che dal punto di vista primitivo delle persone che hanno necessità di appoggiarsi alla metafisica sarà arbitrariamente avvicinabile all’immagine che hanno di una divinità, pur non necessaria.

Gianluca: Allora…hai possibilità di rispondergli se passerà il test di Turing il computer quantistico?

David: L’autocoscienza che la biologia ha prodotto negli esseri umani non sappiamo se si manifesterà spontaneamente oppure perchè lo vogliamo nei computer digitali e qual’è la soglia di performance di cui c’è bisogno finchè questo avvenga. l’Hardware stà migliorando, ma addirittura più rapidamente stanno migliorando i nostri algoritmi. Quello che sappiamo è che le caratteristiche degli oggetti che ci circondando corrispondono ad una loro utilità. l’Intelligenza umana ha dimostrato di essere molto utile, ci ha portati dove siamo. L’intelligenza dei computer è probabile che sia altrettanto utile. E quindi io ritengo che avremo molto presto miliardi di agenti che si autoproclamano auto-coscienti e ci dovremo confrontare con loro, condividere non solo il pianeta ma anche l’universo stesso perchè lo conosciamo. Ed è praticamente garantito che le tecnologie che questi agenti intelligenti utilizzeranno includeranno anche quelli dei computer quantistici ancora più evoluti di quelli che vediamo oggi, anche perchè useremo computer quantistici per progettarne di più performanti.

Gianluca: Ecco, ha chiesto un nostro ascoltatore, il margine di errore. Ci saranno computer infallibili?

David: Noi abbiamo una garanzia matematica dell’espansione e della sfera della conoscenza che non può però includere la totalità. Kurt Gödel, un matematico austriaco, poi ha lavorato a Princeton, assieme ad Einstein tra l’altro ha dimostrato che le nostre teorie matematiche non possono essere onnicomprensive. L’errore quindi diventa generatrice dell’esplorazione dello sconosciuto. Noi usiamo l’errore per capire se la direzione in cui stiamo andando va bene o meno, e quindi poi scegliamo quella che vogliamo. Questo è vero dal punto di vista matematico, filosofico, scientifico, ingegneristico, ed è vero che nel mondo degli umani così come nel mondo della tecnologia dei computer.

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