L’Uomo e la Macchina

L’11 Novembre sarò a Vicenza per l‘Assemblea Generale dei Soci di Confartigianato.

Sotto potete trovare la trascrizione della parte dell’articolo che parla di me, alle pagine 8 e 9.

«Il robot cosciente diverrà una realtà. Ci conviveremo.»

«Faggin è un grande, ma non condivido la sua tesi. Inutile avere paura, meglio prepararsi ai vantaggi: la macchina “imparerà” a non ripetere gli incidenti»

Nel confronto tra “l’uomo e la macchina” sarà questa a contare sempre di più dell’essere umano. La via non è spaventarsi, ma saper gestire un cambiamento che sarà sempre più rilevante. E’ la visione di David Orban, fondatore della Singularity University Italy e blockchain investor, protagonista dell’assemblea di lunedì di Confartigianato.

Giornalista: Nel suo libro “Singolarità, a che velocità arriverà il futuro” e in quello di Raymond Kurzweil, della Singularity University che lei ha contribuito a progettare, si parla della “singolarità tecnologica”: il momento in cui la tecnologia potrebbe prendere il sopravvento sull’uomo. Una combinazione di genetica, nanotecnologie, Robotica e AI che si verificherà entro il 2050. Detto così un po’ spaventa.

David: La tecnologia ha creato crescenti opportunità per tutti, si tratta di continuare questo percorso con razionalità e apertura. E’ naturale che lo scenario possa spaventare chi non possiede le chiavi di lettura per interpretare il cambiamento, noi cerchiamo proprio di fornire gli strumenti per accompagnare anche i meno preparati.

Giornalista: Cloud, Mobility, Big data, IoT, Intelligenza Artificiale, blockchain stanno trasformando il nostro mondo ma le si guarda anche con sospetto. Ci si aspetta che siano “altri” a sperimentare. Cosa dire alle aziende?

David: Che possono e devono iniziare oggi ad implementare nuove tecnologie: per definizione si fa quando è “troppo presto”, o lo si farà quando sarà troppo tardi, il momento perfetto non esiste. E non ci sono barriere all’ingresso: aziende come Ibm o Microsoft non aspettano altro che mettere a disposizione risorse per utilizzare il calcolo quantistico o la blockchain e offrono servizi gratuiti anche per un anno intero. Prendete un laureato scaltro e dategli il tempo di collegare questi strumenti alla manifattura, batterete i cinesi.

Giornalista: Il ritmo della progressione tecnologica è esponenziale e le macchine sono progettate per imparare ad imperare. Chi controllerà in futuro?

David: Sta già nella nostra cultura delegare, lo prevede la democrazia rappresentativa e nei referendum abbiamo solo diritto di diniego. La domanda è legittima, ma non ci sono risposte definitive; serve una conversazione profonda sulle responsabilità che derivano da implementazioni sbagliate. Il problema piuttosto è che in Europa vige il principio precauzionale per cui bisogna dimostrare l’assenza di danni prima di adottare una tecnologia. Non solo è impossibile, ma è un autogol. Cina e Usa sono più avanti perchè sanno che vale la pena correre qualche rischio a fronte di benefici enormi per le generazioni future.

Giornalista: Nel 2017 l’Arabia Saudita è stata la prima a conferire la cittadinanza ad un robot e l’Europa già si interrogava sulla necessità di regolare diritti e doveri dei robot assegnando loro una personalità giuridica elettronica (electronic placeholder). Significa che cambieranno anche le nostre responsabilità nella vita quotidiana e al lavoro?

David: Potremo andare oltre. Per gli incidenti troviamo scusanti e li accettiamo in nome dei benefici del trasporto. In futuro non saremo disposti ad accettare “scuse” da un’azienda di auto a guida autonoma e se capiterà un incidente la macchina imparerà e lo insegnerà ad altre e quell’incidente non si verificherà mai più; questo comporterà enormi benefici riducendo enormemente inefficenze e morti.

Giornalista: Federico Faggin è sicuro che le macchine digitali non avranno mai una coscienza. E’ d’accordo?

David: Assolutamente no. Faggin è una persona di grande levatura che in base all’esperienza personale ha abbracciato un percorso metafisico che non condivido. Il fenomeno emergente che noi chiamiamo coscienza e autocoscienza è frutto di un adattamento evolutivo. Quando ci saranno sistemi sufficientemente complessi da dare modo a questo fenomeno emergente di manifestarsi non avremo ragione di chiamarlo con un nome diverso: qualcuno potrà non essere d’accordo se i Robot rivendicheranno di essere chiamati cittadini, allora si andrà al voto oppure no e se saremo 10 miliardi di esseri umani e 10 miliardi di milioni di robot autocoscienti quello che diranno loro conterà abbastanza. E’ nostro interesse abbracciare il cambiamento e se ci irrigidiamo su posizioni dogmatiche ci autoescludiamo da un futuro esilarante.

Giornalista: E’ uno scenario da Blade Runner quello che ci sta dipingendo.

David: Ci saranno forme meccaniche complesse, altre biologiche, ma la stragrande maggioranza sarà un misto, ciascuna con la dignità di fare il proprio percorso e tessere una società ricca di soluzioni adatte ad organizzazioni differenti per Stato e ambienti. In Blade Runner piove sempre, invece nel futuro ci saranno anche giornate soleggiate in cui saremo felici di esplorare l’universo.