Nutrire la curiosità

Dobbiamo mantenere e nutrire la curiosità che abbiamo naturalmente avuto da bambini.

Anche se siamo bombardati da messaggi con l’obiettivo di conformarci, da scuole che ci impongono comportamenti e ritmi di apprendimento uniformi, a luoghi di lavoro che ci mettono in aree precise sia fisicamente che nel misurare i nostri input, la nostra individualità e i diversi modi in cui può prosperare, sono importanti e arricchenti, non solo per noi stessi, ma per la società nel suo insieme.

La capacità di esplorare e porre domande è innata, ma può essere rafforzata. Gli strumenti di indagine si evolvono per servirci oltre gli anni della nostra infanzia. Tutto può essere interessante e può rappresentare un percorso di sviluppo e di fili di scoperta interconnessi.

Ogni componente della nostra civiltà sta cambiando e la saggezza acquisita è essa stessa soggetta a revisione. Vale la pena chiedersi se ciò che abbiamo assunto essere vero sia ancora valido o se dobbiamo aggiornare i nostri presupposti e l’insieme di azioni che vengono attivati ​​da essi.

Le tecnologie che erano immature e presumevamo non potessero servirci, potrebbero aver raggiunto importanti traguardi importanti e la nostra riscoperta sblocca nuovi potenziali inaspettati.

Le auto elettriche o le celle fotovoltaiche ne sono un esempio. Già negli anni ’90, 30 anni fa, potevamo decidere di non valerne la pena. E a quel tempo potremmo aver benissimo ragione! Ma oggi dobbiamo essere curiosi di verificare quale sia la realtà aggiornata di queste tecnologie. Solo così possiamo scoprire che sono notevolmente migliorati e che ora rappresentano soluzioni economicamente superiori e rispettose dell’ambiente.

Ci sono molti altri possibili esempi di curiosità salutare che mettono in discussione la saggezza acquisita e rifondano le ipotesi che consentono la riprogettazione dei sistemi complessi che costituiscono la nostra civiltà.