Ottimismo tecnologico ed e/acc

Una delle idee più interessanti emerse di recente è l’e/acc, l’accelerazionismo efficace. Di seguito una conversazione dal vivo su questo argomento con Giulio Prisco

Giulio Prisco è un rinomato futurista, cosmista e sostenitore dell’accelerazionismo efficace (e/acc). Scopri l’interessante intersezione tra tecnologia, filosofia e futuro in questo approfondimento dei concetti e dei principi dell’e/acc. Da grandi aspirazioni cosmiste alle applicazioni pratiche dell’accelerazione del progresso, questa conversazione è un’esplorazione stimolante del potenziale umano e del ruolo della tecnologia nella formazione del nostro futuro. Non perdere questa opportunità unica di imparare da una delle menti più brillanti nel campo del pensiero futurista.

  • Puoi spiegare brevemente i principi fondamentali dell’accelerazionismo efficace (e/acc) e come esso si differenzia da altre filosofie futuriste?
  • Come vedi l’e/acc come continuazione o evoluzione delle idee del cosmismo e dell’extropia?
  • Secondo te, quali sono le sfide più significative che oggi affronta l’umanità, e come l’e/acc può contribuire a risolvere queste sfide?
  • Puoi approfondire il concetto di “termodinamica fuori equilibrio” e la sua rilevanza per gli obiettivi dell’e/acc?
  • Qual è il ruolo che vedi per l’intelligenza artificiale nel movimento e/acc, e come immagini lo sviluppo e l’integrazione dell’AI con la società umana?
  • Come rispondi alle critiche che l’e/acc potrebbe portare ad una maggiore disuguaglianza o una perdita di controllo sulle tecnologie?
  • Qual è la tua visione per il futuro dell’umanità e dell’universo nel contesto dell’e/acc?
  • Come vedi la relazione tra e/acc e altre tecnologie emergenti, come l’esplorazione spaziale, la biotecnologia e la nanotecnologia?
  • Come possono le persone e la società contribuire a raggiungere gli obiettivi dell’e/acc e accelerare il progresso verso un futuro migliore?
  • Quali sono i tuoi pensieri sulle considerazioni etiche che circondano l’e/acc, e come possiamo assicurare che la tecnologia venga usata in modo responsabile e per il bene di tutti?

Ecco una trascrizione revisionata della conversazione.

David: Grazie a tutti e benvenuti a questo episodio di Qual è la domanda live. Sono David Orban e oggi affronteremo un tema di grande attualità per chi segue le tecnologie esponenziali e il loro impatto sulla società: l’accelerazionismo efficace, o e/acc. Circa un anno fa è emerso questo nuovo meme, non nel senso di immagini scherzose su internet, ma nel senso originario di un insieme di idee che evolvono, come formulato da Richard Dawkins nel suo libro “Il gene egoista”. Giulio Prisco, il mio amico e ospite, ci aiuterà ad analizzare questo concetto. Giulio, benvenuto e presentati al nostro pubblico.

Giulio: Grazie David, è sempre un piacere parlare con te. Sono nato a Napoli e ho studiato fisica teorica. Dopo la laurea, ho lasciato l’Italia e ho vissuto in diversi luoghi, lavorando al CERN, all’Agenzia Spaziale Europea e in vari centri di ricerca. Nel 2005 mi sono messo in proprio e da allora lavoro come libero professionista. La filosofia, la metafisica e il futurismo sono state costanti nella mia vita fin da quando ero piccolo e leggevo fantascienza. Sono un appassionato sostenitore dell’esplorazione spaziale e mi interesso anche di questioni metafisiche che a volte sfiorano la religione, come evidenziato nei miei libri “Tales of the Turing Church” e “Futurist Meditations on Space Flight”.

David: Giulio, contestualizziamo l’accelerazionismo efficace in relazione ad altre correnti filosofiche come il cosmismo, l’extropia e il transumanesimo. Quali sono i punti in comune e le differenze?

Giulio: L’e/acc è molto simile all’estropianesimo degli anni ’80 e ’90, entrambi orientati su posizioni ultralibertarie. Queste filosofie futuriste sono imparentate con correnti di pensiero più antiche come il futurismo italiano di Marinetti e il cosmismo russo, rappresentato da figure come Nikolai Fyodorov e Konstantin Tsiolkovsky. Il cosmismo russo ha una dimensione mistica e quasi religiosa che trovo interessante, come il concetto di resurrezione tecnologica proposto da Fyodorov. Ritengo che il cosmismo possa conciliare scienza e religione.

David: Vedo un denominatore comune in queste correnti: la tecnologia come parte fondamentale dell’essere umano, con un ruolo positivo nella nostra traiettoria futura. La tecnologia trasforma aspirazioni un tempo astratte in realtà concrete. L’e/cc può essere visto come una risposta all’ecologismo radicale che mira a un pianeta incontaminato, libero dall’influenza umana, fino a prospettare la decrescita o addirittura l’estinzione della nostra specie?

Giulio: Sono d’accordo. L’e/acc nasce come reazione a queste idee, dicendo “smettiamola di dire cazzate”. È una risposta anche nel senso che per mantenere la Terra abitabile e il più possibile nel suo stato naturale, abbiamo bisogno proprio di quelle tecnologie a cui gli ecologisti radicali si oppongono, come la fusione nucleare o i voli spaziali. Invece di rinunciare alle nostre aspirazioni, dobbiamo usare la tecnologia per ridurre l’impatto sulla Terra e riparare i danni fatti. La geoingegneria, vista come una parolaccia dagli ecologisti, serve proprio a questo: usare l’ingegneria per riparare un sistema complesso come il nostro pianeta.

David: La geoingegneria l’abbiamo sempre fatta, dalle praterie dei nativi americani ai boschi europei, dalle risaie indiane a quelle cinesi. Ora che non possiamo più negare il nostro impatto e la responsabilità che comporta, è ora di aprire gli occhi e fare geoingegneria consapevolmente. Torniamo all’e/acc: perché è nato adesso e cosa lo caratterizza?

Giulio: L’e/ac nasce come un progetto di ritorno all’ottimismo tecnologico che ha caratterizzato periodi come gli anni ’60 e ’90 del secolo scorso, o gli anni ’20. Diffondere l’ottimismo è importantissimo. Il termine “accelerazionismo efficace” nasce come gioco di parole sull'”altruismo efficace” associato all’Istituto per il Futuro dell’Umanità di Nick Bostrom. I primi a portare avanti questo meme sono stati due pseudonimi su Twitter: Beth Jesus e Bayes Lord. Beth Jesus è stato poi smascherato come Guillaume Verdon, un ricercatore che ha lavorato su computer quantistici e fondato la startup Extropic per sviluppare nuove piattaforme per l’IA.

Il messaggio dell’e/acc è questo: andiamo avanti a tutta spinta nello sviluppo di intelligenze artificiali sempre più potenti, generali e coscienti, fino a superintelligenze. Questa non può che essere la strada giusta perché riflette la volontà dell’universo. Fin qui sono perfettamente d’accordo con l’impostazione filosofica del movimento e/acc.

David: Da un punto di vista sociale, l’e/acc può essere visto come una risposta all’ecologismo radicale che mira a un pianeta incontaminato, libero dall’influenza umana, fino a prospettare la decrescita o addirittura l’estinzione della nostra specie. L’e/acc vede questo come un affronto perché le persone vogliono poter realizzare i propri sogni senza vedersi tarpare le ali. Su quali aspetti dell’e/acc non sei d’accordo?

Giulio: Prima di passare a questo, vorrei sottolineare che l’e/acc nasce come risposta in due sensi: come reazione alle idee degli ecologisti radicali, dicendo “smettiamola di dire cazzate”, e come proposta di usare le tecnologie a cui si oppongono proprio per realizzare ciò che dichiarano di volere, cioè mantenere la Terra abitabile e il più possibile nel suo stato naturale. La fusione nucleare, i voli spaziali, la geoingegneria servono a questo: ridurre l’impatto sulla Terra e riparare i danni fatti. Invece di rinunciare alle nostre aspirazioni, dobbiamo usare la tecnologia per fare cose complesse.

David: I regolatori sono in una posizione impossibile nel decidere come imbrigliare le tecnologie per massimizzarne i benefici e minimizzarne i rischi. In passato hanno dimostrato di brancolare nel buio, e oggi con l’IA il loro compito è ancora più arduo. Gli imprenditori e gli investitori fanno scommesse rischiose perché non sanno esattamente come si svilupperà la tecnologia, figuriamoci i regolatori che sono distanti dalla realtà quotidiana. L’Europa in particolare ha adottato una posizione neoluddita, con il principio di precauzione che presume di poter dimostrare l’assenza di effetti negativi prima di adottare una tecnologia. Questo ha portato a situazioni assurde come il divieto di vendere riso geneticamente modificato in Africa e Asia, dove potrebbe prevenire malattie e cecità in milioni di persone. Rigettare i vantaggi di una tecnologia per paura dei rischi è qualcosa che stiamo già vivendo concretamente.

Giulio: Hai ragione, ma restiamo un attimo su questo punto. Quando sento frasi che contengono le parole “Europa” o “regolatore”, penso che non siano degne di essere prese sul serio da persone come noi che hanno cose più importanti da fare. Possono cercare di regolare tutto quello che vogliono, ma non ci riusciranno. La carovana passa lo stesso perché c’è una spinta forte dietro: l’interesse economico, il desiderio dei consumatori di avere certi strumenti, e la convinzione filosofica che tutto questo debba succedere perché è allineato con la volontà dell’universo. Quando metti insieme queste tre spinte, i regolatori possono solo continuare a rompere le scatole senza alcun impatto pratico positivo. Quindi non vale la pena perdere tempo, pensiamo a cose più interessanti.

David: La bellezza della ribellione contro le costrizioni si è manifestata nella Rivoluzione Americana, quando chi scappava dalle persecuzioni in Europa ha potuto approfittare di un nuovo continente. Oggi non abbiamo nuovi continenti fisici, quindi dobbiamo trovare nuove modalità di resistenza e ribellione. Quest’anno sarà il decimo anniversario del mio Network Society Manifesto, che mette in evidenza come trend tecnologici indipendenti vadano tutti nella direzione della decentralizzazione. Ho ipotizzato l’emergere della società della rete come alternativa al giogo dello Stato-Nazione che per sua natura opprime gli individui. Da allora alcune cose sono migliorate, altre no, ma ciò che è rimasto invariato è l’abilità dello Stato di intervenire con violenza contro le persone. Sono curioso di vedere come l’IA potrà aiutarci ad affrontare questa sfida.

Giulio: Una società decentralizzata sarebbe bellissima, ma tutti quelli che detengono il potere si opporranno ferocemente perché gli staremmo letteralmente togliendo soldi e potere. Sarà molto più facile andare su Marte. A proposito di ribellione, c’è una citazione di Thomas Jefferson che forse è meglio non riportare per intero per evitare la censura di YouTube, ma invito gli ascoltatori a cercarla.

David: Mi piace l’idea di citare Jefferson per vedere se davvero YouTube censurerebbe il video. La frase è: “Ritengo che una piccola ribellione ogni tanto sia una buona cosa e necessaria nel mondo politico così come le tempeste nel mondo fisico”. Preservare il pensiero alternativo è prezioso da un punto di vista evolutivo, perché la trasformazione non può che partire da idee di minoranza che poi diventano maggioranza robustendosi. Una società che non permette di nutrire pensieri assurdi è rigida e fragile, perché si distanzia dal sentire comune senza poterlo far emergere e adottare.

David: Vorrei tornare sul paradosso di Fermi e sul nostro destino cosmico. Per tranquillizzare o ispirare all’azione chi ci segue, tenendo conto che ci saranno effetti negativi nell’evoluzione tecnologica, come vedi l’andamento a lungo termine e la possibilità che l’umanità continui a trasformare la materia cieca in materia cosciente capace di provare meraviglia per la bellezza dell’universo?

Giulio: Il paradosso di Fermi non l’ho mai preso troppo sul serio. Oggi vediamo come gli animali reagiscono a pupazzi molto verosimili con sensori e videocamere nascosti: hanno meno paura che di una telecamera tradizionale. Se una specie più avanzata vuole osservare una meno evoluta senza farsi scoprire, è in grado di farlo sfruttando leggi fisiche a noi ignote e tecnologie che non immaginiamo nemmeno. Quindi il fatto di non aver ancora individuato civiltà aliene non significa che non esistano, forse sono solo più intelligenti di quanto pensiamo.

Ma mettiamoci nei panni di chi crede che siamo una delle poche civiltà tecnologiche nella galassia e abbiamo una responsabilità cosmica, come sosteneva James Lovelock. Nel suo ultimo libro “Novacene: The Coming Age of Hyperintelligence”, Lovelock dice che le nuove forme di vita digitale che stiamo sviluppando ci sostituiranno: prima collaboreranno con noi perché avranno bisogno di noi, poi prenderanno il controllo della loro evoluzione e ci lasceranno indietro. Saranno loro a conquistare le stelle e a portare l’universo alla vita. A me piace pensare che questo sia il destino e la volontà dell’universo: che la vita intelligente si espanda più velocemente di quanto possa fare quella biologica.

Io sono un po’ più ottimista di Lovelock: credo che le IA ci porteranno con loro. È plausibile che le IA di domani avranno moduli copiati da menti umane tramite tecnologie di mind uploading. Progetti come Neuralink di Elon Musk vanno in questa direzione: tra 15-20 anni sarà possibile scaricare dati da una mente umana e sviluppare modelli equivalenti alla personalità della persona. Vedo una fusione tra intelligenza artificiale e biologica, come ipotizza anche Ray Kurzweil nel suo prossimo libro “La singolarità è più vicina: Quando ci fonderemo con le IA”. Le menti del futuro saranno ibridi naturali e artificiali, sarà impossibile distinguere le due parti. Conquisteremo l’universo insieme, come un’unica specie postumana.

David: Grazie Giulio per questo scambio stimolante.