Questa intervista è apparsa su Fenga Food Innovation
Quello che manca nel panorama divulgativo, in Italia e anche all’estero, è un libro che parli del futuro dei prodotti alimentari. Ci sono articoli, riviste ma nessun testo un po’ più organico e divulgativo. Quindi farei un libro, sulle 150/200 pagine, rivolto a un po’ a tutti, con un taglio un po’ giornalistico, un po’ scientifico e anche un po’ di intrattenimento. Ho pensato a te, anche se non ti occupi prevalentemente di cibo, perchè hai una visione del futuro tutta tua che vorrei qualche modo implementare. Considera che io ho già fatto questo tipo di domande a Peter Diamandis, in un corso che ho fatto con lui l’anno scorso. Ho già la sua risposta e mi aspetto che la tua non sia troppo differente
C’è qualcosa del tuo CV che evidenzieresti?
No… , forse, nei riferimenti e nelle citazioni, quello più appropriato, secondo me, come titolo è quello di fondatore di Network Society, perché quella è una serie di iniziative, di società che ho fondato, tutte basate su una visione comune; che le tecnologie esponenziali di cui parliamo e anche la Singularity University portano, inarrestabilmente, verso un cambiamento di fase dell’organizzazione socio economica basata sulla decentralizzazione.
Questo potrà poi essere ricondotto anche all’alimentazione.
Quali sfide personali hai avuto nel passato che tu vorresti condividere con i lettori?
Mi ha sempre affascinato l’incognita del futuro del mondo e, guidato dalla curiosità, dalla passione e una certa propensione al rischio ho potuto continuare ad esplorare quali erano le domande più interessanti che potevano di volta in volta emergere . Ho avuto anche modo di vedere come tecnologie, a ondate, cercano di affermarsi e saranno in grado di farlo solo se, “è venuto il loro momento”.
Leonardo poteva sognare di volare e progettare quelli che oggi chiamiamo elicotteri o deltaplani, ma questo sogno era incompatibile con la metallurgia o altri strumenti manufatturieri del suo tempo. Oggi molti di noi, io incluso, sogniamo di andare nello spazio e , se qualche dozzina o qualche centinaio di essere umani hanno potuto realizzare questo sogno con dedizione ultra decennale, riuscire ad estenderne la realizzazione, a migliaia o milioni o miliardi di persone, deve ancora potersi avverare.
Quindi per me è sempre stato affascinante vedere come le nostre ambizioni e i nostri sogni devono confrontarsi con la realtà del mondo.
Quali sono le tue sfide future?
Vedo una grande comunanza di proposito in tante persone che, avendo il privilegio di essere in una situazione personale, familiare e professionale dove le proprie esigenze sono soddisfatte, rivolgono le loro energie creatrici a diffondere le opportunità di cui hanno goduto.
Lo fanno attraverso iniziative benefiche o non profit oppure, rendendosi conto che continuare con una imprenditorialità che abbia un impatto sociale positivo comunque raggiunge lo scopo, si orientano con passione in una direzione che possa portare beneficio anche ad altre persone.
Anche per me una buona parte delle motivazioni attorno alle Iniziative di Network Society non derivano solo da naturale e apprezzabile opportunità di profitto finanziario, ma proprio perché sono iniziative che io ritengo possano dare un quadro di riferimento e strumenti concreti a tantissime persone, che oggi, è una realtà, fanno fatica ad interpretare il mondo.
La complessità del mondo di oggi fa sì che molte persone non abbiano le chiavi di lettura e siano effettivamente più confusi.
Andiamo nel vivo della cosa. Come mangerà la gente, secondo te, nel 2030?
È una distanza nel tempo sufficientemente vicina, per cui la stragrande maggioranza delle persone mangerà come mangia oggi; è inevitabile. I cambiamenti avvengono, qualche volta sono anche repentini.
Se le abitudini nell’alimentazione di una gran parte delle persone sul pianeta, quindi di miliardi di persone, subissero un cambiamento repentino nell’arco dei prossimi 10 anni, perché alla fine è di quello che parliamo, sarebbe improbabile che questo si diriga verso qualche cosa di positivo.
Una svolta importante, se avvenisse probabilmente sarebbe un problema, ma, già oggi, possiamo cominciare a cogliere segnali di cambiamenti che continueranno a diffondersi in una maniera che accelererà.
Se non saranno 10 anni magari saranno 20, ma cominceranno ad avere un impatto anche importante. Ci sono molte di queste direzioni, una è una direzione di sostenibilità delle fonti alimentari.
La rivoluzione chimica, della tecnologia dei fertilizzanti artificiali, ha permesso di sostenere una “rivoluzione verde” che ha smentito la profezia del Club di Roma, questo però non significa che il loro segnale d’allarme fosse infondato, semplicemente siamo riusciti a rimandare il momento in cui dobbiamo profondamente rivedere il modo in cui produciamo gli alimenti.
Così come il precedente cambiamento avvenuto nel 20º secolo, che ha liberato da una mera esistenza di sussistenza miliardi di persone, così i cambiamenti del 21º secolo saranno su base tecnologica.
Quindi, la sostenibilità radicale dell’alimentazione significa tante cose poi nel dettaglio: controllo dei processi chimici, quindi controllo dei deflussi, controllo degli infestanti molto più preciso (con meno pesticidi dati alla cieca, come viene fatto oggi), vuol dire misurare le esternalità in tutte le fasi, non solo della produzione ma della distribuzione, vuol dire una migliore efficienza, sia nella distribuzione che poi nel consumo.
Oltre a questi aspetti, meno evidenti a chi non è del mestiere, vi saranno anche aspetti più visibili. Alcuni di questi poi si incroceranno con considerazioni diverse, etiche e morali.
Una delle più visibili sarà una diffusione progressiva, che poi accelererà, di quella che oggi chiamiamo un’alimentazione vegetariana o vegana, che non porterà alla eliminazione di proteine di origine animale, ma la loro modalità di produzione sarà radicalmente diversa.
La carne coltivata che oggi è una nicchia estrema sarà, nell’arco di 10/30 anni, l’unica maniera, tranne eccezioni che svaniranno progressivamente, con cui gli esseri umani si alimenteranno di proteine animali.
Un po’ come oggi mangiare cacciagione; è qualcosa che, per una persona che vive in una città occidentale, succede una volta ogni 4/5 anni. In futuro noi non mangeremo la carne macellata ma mangeremo carne coltivata.
Quale potrebbe essere una innovazione inaspettata?
Allora, noi abbiamo un rispetto eccessivo della natura; che era ragionevole nel momento in cui la nostra capacità di analizzarne i processi era basata su superstizione, perché non avevamo modo di dare risposte affidabili alle domande che emergevano.
Da 500 anni a questa parte, per essere modesti, è aumentata, invece, la nostra capacità di analisi e di diagnosi di quali sono le soluzioni che la natura offre spontaneamente e quali sono eventualmente soluzioni alle nostre sfide. In particolare, da circa 200 anni, abbiamo esteso questo approccio anche alla sfera biologica e quindi progressivamente anche all’alimentazione.
Il processo di maturazione delle nostre convinzioni non è andato di pari passo, abbiamo oggi capacità che usiamo in modo insufficiente a causa di questo rispetto esagerato che abbiamo per la natura. Infatti, l’Unione Europea, in base al principio precauzionale che ha introdotto nel suoi documenti fondanti, non solo proibisce gli alimenti geneticamente modificati sul proprio territorio, ma esporta questa convinzione che non vadano studiati, non vadano assunti e non vadano diffusi, anche in Africa o in altri paesi, dove il rischio evanescente di quello che un’alimentazione geneticamente modificata può comportare non sarebbe neanche paragonabile ai benefici che un alimentazione moderna e abbondante può dare. Nonostante il fatto che, per via di come oggi l’economia globale funziona, se ci fossero effetti negativi di alimenti geneticamente modificati, ci sarebbero delle avvisaglie, perchè l’esperimento l’abbiamo già compiuto su miliardi di individui semplicemente non umani. Maiali, vacche, polli ed altro mangiano mais geneticamente modificato, soia geneticamente modificata e, in particolare, il metabolismo dei maiali è molto simile a quello umano.
Quindi l’Europa potrebbe tranquillamente concludere che la propria proibizione è antiscientifica e antistorica.
Che cosa succederà in futuro? Che Nazioni più ambiziose, in particolare la Cina, senza questo tipo di fardello, compiranno passi avanti incredibilmente importanti e magari gli europei li interpreteranno come se fossero quasi sacrileghi.
E’ notizia di 2 settimane fa come, per esempio, un intervento che non è stato ancora completamente studiato e men che meno implementato, un intervento sui percorsi metabolici della sintesi clorofilliana, possa migliorarne la resa del 40 %. Perché la natura nell’ evoluzione darwiniana non ricerca massimi globali, ma meramente si accontenta di massimi locali.
Quindi, se, 200 o 300 o 400 milioni di anni fa, la natura ha trovato una soluzione che andava bene, ha “smesso che cercare”. Scienziati umani hanno potuto dare uno sguardo più ampio rispetto alle soluzioni disponibili e hanno trovato miglioramenti di questo tipo, dirompenti, rivoluzionari. Le sorprese che arriveranno saranno di questo tipo, saranno etiche etichettate blasfeme da alcuni e saranno abbracciate con orgoglio da altri.
Quale tecnologie, di quelle che già sono in una buona fase di sviluppo, impatteranno di più sul nostro futuro alimentare?
Le tecnologie trasversali, che tranquillamente cito, sono quelle della robotica e internet degli oggetti, che vanno pari passo.
Quindi sensori e attuatori, perché i robot non sono altro che degli attuatori e i sensori, che diventano sempre più economici e sempre più durevoli, perché, soprattutto in ambito agricolo, noi non possiamo permetterci di spargere batterie e spargere residui di meteoriti alieni dappertutto, senza preoccuparci di raccoglierli quando a fine vita rimangono ad inquinare.
Quindi, la durevolezza è in effetti una delle sfide dell’elettronica nei prossimi decenni, non solo in termini alimentari, ma proprio di universale accettabilità nella sua continua diffusione. L’obiettivo sarà quello di una radicale biocompatibilità e biodegradabilità.
Se oggi portiamo teoricamente i nostri computer e i nostri televisori a far demolire e le nostre batterie nei contenitori, nel momento in cui questi oggetti aumenteranno di altri 2/3/4/5 ordini di grandezza e la loro dimensione diminuirà ulteriormente, non sarà più possibile affidare alle persone di buona volontà la loro gestione.
Non ci sarà legge che tenga, semplicemente non sarà permesso produrre cose che inquinano se non possono essere riciclate, ma non sarà possibile riciclarle, quindi saranno gli oggetti stessi che dovranno essere compatibili con un loro smantellamento naturale.
Questo sarà fondamentale, però, siccome richiede una riprogettazione da zero di tutto quanto noi oggi definiamo elettronica o computazione, ci vorrà parecchio tempo.
Mentre, ritornando alla radice della tua domanda, noi oggi già vediamo agricoltura di precisione con mietitrebbia comandate da GPS di alta precisione e immagini satellitari, applicazione di pesticidi proprio là dove serve invece che a pioggia.
Tutte queste cose aumenteranno molto, (seconda tecnologia), utilizzando approcci di Intelligenza Artificiale, che dovranno necessariamente essere adottati in modo trasversale.
Un po’ come, 20 a 30 anni, fa le mungitrici automatiche delle vacche potevano sembrare fantascienza, ma oggi sono diffuse, in futuro un’ azienda agricola o un processo alimentare , che non usi l’ IA, non sarà in grado di fornire la qualità al prezzo, alla disponibilità od al volume che ci si aspetta.
La terza tecnologia, sempre trasversale, è quella della BlockChain ancora “incompresa”, e di difficile digestione.
Un po’ come lo era Internet o il commercio elettronico vent’anni fa.
Oggi, se io sono in una città e devo andare in un ristorante, il mondo lo vedo attraverso internet, perché il ristorante lo sceglierò su Yelp, Foursquare, Google Maps e, se il tuo ristorante non è su internet, potrebbe anche essere il ristorante ideale dietro l’angolo, ma mi sarà letteralmente invisibile , perché non lo troverò mai.
Analogamente in un prossimo futuro, 10 anni saranno abbondantemente sufficienti, le tecnologie blockchain avranno pervaso un po’ tutto e, così come oggi il ristorante che non abbia una presenza online è strano, quasi sospetto (Come mai il tuo modello di impresa è basato sulla impossibilità di trovarti? Sei così esclusivo, così strano. Sono solo i miliardari che segretamente vi si ritrovano a mangiare gli ultimi individui rappresentanti di specie in via d’estinzione, comè successo in quel film?), così le imprese che non utilizzeranno la blockchain rinunceranno ad una trasparenza, affidabilità, tracciabilità, efficienza e integrazione, che non gli permetterà di vivere e sopravvivere come entità economiche.
Quindi: sensori e attuatori, internet degli oggetti e robotica, intelligenza artificiale e blockchain, vanno mano nella mano; anche perché, un aspetto che non molti hanno capito finora è che andiamo verso una implementazione dei pagamenti online di tipo nativo per Internet, che abbandonerà le benedette carte di credito, che proprio non c’entrano niente con internet e non sono affatto digitali (sono una tecnologia analogica degli anni 50), e i pagamenti Bitcoin o altra Cripto Moneta (non è per le persone, non è per noi). Parliamo dei nano pagamenti che permettono di dare un valore ad ogni chicco di riso, letteralmente, e dei sensori che separano in tempo reale il riso in 10 qualità diverse, chicco per chicco, in processi di raccolta, elaborazione produzione e distribuzione, oggi difficilmente immaginabili. Tesseranno un’economia nuova, un’ agricoltura nuova, un’ industria alimentare nuova, ma anche altri campi economici o industriali che saranno esclusivi in termini di creazione di valore e creazione di ricchezza.
Chi oggi teme la diffusione dei robot e della Blockchain e quant’altro, non si rende conto che l’economia non è un sistema chiuso ma è un sistema aperto dove solo la nostra creatività e immaginazione rappresentano una barriera a quello che si può fare.
In effetti tutto questo che ho descritto, carne coltivata, blockchain, intelligenza artificiale, stampa 3D di cibo e tante altre cose che verranno, porteranno ad una qualità dell’alimentazione ad un affidabilità e resilienza dei sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti, etichettabile, se volessimo, come 3 stelle Michelin, per 10 miliardi di persone.
Questo è, secondo me, il futuro dell’alimentazione.