Viviamo in un mondo in cui il contratto sociale stesso viene messo in discussione. Da anni in Italia si parla di come la politica deve essere riformata, di come i politici sono distaccati dalle persone e dalle loro esigenze. Di come i partiti non siano gruppi che esprimono volontà comuni di programmi che beneficiano la società, ma organizzazioni autonome il cui scopo principale apparentemente è la propria preservazione anche al costo di causare dannni notevoli e allargati.
E non solo in Italia. Gli Stati Uniti hanno istituito incostituzionali leggi segrete, i cui dettagli è proibito conoscere da parte degli elettori stessi. In Gran Bretagna gli obiettivi dei terroristi di togliere la libertà ai cittadini sono raggiunti dal governo stesso attraverso l’istituzione di uno stato di polizia. Sta per passare una legge che punisce con 10 anni chi fotografa un poliziotto. A livello di Unione Europea si sta discutendo su come—contrariamente alle raccomandazioni degli esperti che l’Unione stessa ha interpellato—con il termine-ombrello di protezione della proprietà intellettuale si possa preservare i modelli di business condannati a morire di aziende multinazionali senza badare alla criminalizzazione delle attività che una percentuale altissima di persone ritiene normali e quotidiane.
E in Italia… si scopre che un mezzo neanche tanto nuovo ormai come Internet, con strumenti neanche tanto nuovi ormai come i Social Network esprimono, riflettendoli, i sentiment e le tensioni, le difficoltà e le cattiverie della società e delle persone che la compongono. La scoperta pare così sorprendente e così travolgente da necessitare interventi legislativi. Non all’educazione delle persone, non a mostrare alternative costruttive e di vantaggio per tutti a comportamenti negativi. No, l’azione che pare importante è la potenziale soppressione del mezzo stesso. Lo specchio di Dorian Gray, per il politico italiano, è una utile illusione perché nasconde la marcescenza del sistema che non regge più.
La capacità di controllo è una delle armi più amate dal potere esecutivo che si sente debole. La sorveglianza, attraverso censure, telecamere, verifiche, autorizzazioni, licenze, permessi, regolamenti. La decisione che tutta l’attività, economica o culturale è meglio che venga vagliata da apposite commissioni, albi, associazioni.
L’arrivo onirico e oppiaceo delle notizie sincronizzate sui telegiornali e nei quotidiani è ritmato da comunicazioni preventive di agenzie controllate dal MINCULPOP del terzo millennio. Chi alza la testa e chiede se davvero la realtà è questa oppure se ci sono altri argomenti da affrontare e altre argomentazioni per risolverli viene etichettato, ridicolizzato, denunciato. Ma la falsità di queste azioni è evidente da come non siano controbilanciate dalla notizia della loro inconsistenza.
La paura delle rivoluzioni è nella perdita di controllo. Nessuno, nemmeno i rivoluzionari, si illudono che i meccanismi che vengono messi in moto si possano controllare. Nessuno in Italia sta preparando una rivoluzione violenta. La rinuncia della società al terrorismo degli anni ’70 ne è una garanzia. Ma una rivoluzione sarà inevitabile se non si ristabilisce un equilibrio di comunicazione, un flusso trasparente e dinamico di desideri, risposte, azioni e forze espresso da leggi e le loro implementazioni. Questa rivoluzione sarà di modi di vivere, di organizzarsi di guadagnare e mantenere la dignità propria e della propria famiglia. Lo strumento attraverso il quale verrà combattuto è Internet. Per questo è così cruciale bloccare le leggi che potranno impedire che Internet si sviluppi in modo sano e maturo in Italia. La conseguenza sarebbe solo quella di un accumulo di forze che poi sfocerebbero con un impeto ancora maggiore!
Il controllo da basso, la sousveillance, oggi è possibile, la capacità di sorvegliare che coloro che hanno ricevuto una delega temporanea e limitata di agire nel nome delle persone che compongono la società. È necessario! Ogni opposizione a questo principio di trasparenza deve essere visto con estremo sospetto.
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Invitato da Meet The Media Guru il 6 marzo è a Milano Cory Doctorow, una delle persone che osservano commentano con maggiore attenzione questi temi. Cory è uno scrittore e quindi la sua arma nell’azione di contrasto è il romanzo. Qualche mese fa ha pubblicato Little Brother, una storia meravigliosa, un’avventura, un riscatto di un gruppo di teenager nell’America come stato di polizia.
Vogliamo fare un regalo a Cory? Tutto quanto lui produce è disponibile in forma liberamente scaricabile sotto licenze Creative Commons che permettono di riutilizzare il materiale. Ho messo online su TraduWiki il testo di Little Brother e, lavorandoci tutti insieme, vorrei che dessimo a Cory la versione italiana del suo romanzo. Se ti va di collaborare a questa cosa non devi fare altro che cominciare con qualche paragrafo del testo. Il sito non richiede nemmeno la registrazione…