Il turismo spaziale vale la pena?

Con il lancio dei voli suborbitali di Virgin Galactic e Blue Origin ci sono state molte conversazioni online e offline su come la società dovrebbe considerare queste iniziative, positivamente o negativamente.

Rappresentano un buon esempio per valutare le interazioni e le implicazioni dell’allocazione della ricchezza privata e guidare una politica comune.

L’esplorazione dello spazio per molti decenni è stata appannaggio esclusivo degli stati nazione. Con la fine della Guerra Fredda, quando l’Unione Sovietica da una parte e gli Stati Uniti dall’altra decisero di collaborare alla prossima generazione di stazione spaziale, la ISS. Ricordo nello specifico di aver parlato con Burt Rutan, l’inventore dell’aereo spaziale che oggi chiamiamo Virgin Galactic: si lamentava che i russi erano capitalisti migliori degli americani perché da loro si poteva comprare un biglietto per lo spazio, e non lo si poteva comprare dalla NASA.

SpaceX, in caso di successo, con la sua iniziativa Starship avrà sicuramente dimostrato la capacità di spingere i confini nell’esplorazione dello spazio profondo, allo stesso livello delle agenzie spaziali nazionali, accanto alla sua missione finale di colonizzare Marte.

Virgin Galactic e Blue Origin, con i loro programmi di volo suborbitale, stanno soddisfacendo una chiara esigenza del mercato. Ci sono molte persone che si sono iscritte per voli futuri. I vantaggi tecnologici ottenuti da una capacità sostenuta di volo più economico saranno numerosi.

Vuoi salvare il mondo? Fallo e non dire agli altri cosa dovrebbero fare invece.

Disprezzi i miliardari e la loro ricchezza? Vota i rappresentanti che legiferano verso una tassazione progressiva che elimini il futuro accumulo di ricchezza.

Nel frattempo applaudo e mi congratulo sia con Virgin Galactic che con Blue Origin per i loro successi. Ma soprattutto tengo d’occhio SpaceX e il loro obiettivo più ambizioso di rendere l’umanità una specie multiplanetaria.