Viviamo in un’epoca fantastica

In un’intervista per la rivista Millionaire abbiamo parlato del futuro e affrontato temi quale lo stare al passo con il cambiamento.


«Viviamo in un’epoca fantastica—
Impariamo a “usare” la tecnologia»

di Eleonora Chioda

«Sciami di robot intelligenti sono pronti per estrarre minerali preziosi dalle fasce degli asteroidi. Nuove biotecnologie ci permetteranno di risolvere i grandi problemi dell’umanità: fame, povertà, salute. Abbiamo intelligenze artificiali per ambiente e l’energia. La bella notizia?
Costi e tempi di tutte queste tecnologie esponenziali si stanno riducendo notevolmente. Per mappare il genoma umano ci sono voluti anni di studi e un budget di tre miliardi di dollari. Oggi possiamo fare tutto questo con solo 2.000 dollari».
Una chiacchierata con David Orban si trasforma in un a “tu per tu” con il futuro. Lo incontriamo al Fed di Milano. Docente della Singularity University, investitore, esperto di intelligenza artificiale e blockchain, Orban è un sostenitore della teoria che entro 10 anni il mondo cambierà radicalmente attorno a noi.

«Dopo questo orizzonte temporale, l’autonomia delle macchine sarà totale».

Che cosa significa?

«L’arrivo di una società della Rete è inevitabile. Le macchine intelligenti sceglieranno come risolvere i nostri problemi e quali risolvere. È un’epoca fantastica, con opportunità senza precedenti. Non dobbiamo avere paura. Da anni usiamo strumenti per migliorare la nostra forza muscolare e non ci sorprendiamo se un aratro migliora o se un’automobile diventa più veloce. Allo stesso modo, le macchine inizieranno ad affiancarci sempre più anche nei processi mentali. Ognuno deve mettersi in gioco».

Quali competenze ci servono?

«Ci vogliono curiosità, voglia di sporcarsi le mani e di fare esperimenti. Non tutti saranno vincenti, ma anche quei tentativi che andranno male fanno parte del gioco. In questa accelerazione totale, ci sono due variabili da tenere presenti …»

Quali?

«Quanto rapidamente le aziende pretenderanno che le capacità siano già acquisite dalla forza lavoro e quante persone si sentiranno sotto pressione, non pronte, e quindi fuori gioco…».

Mi spieghi meglio…

«Se le persone dicessero: “Gli strumenti stanno diventando sempre più semplici, posso assumere nuove capacità, il mio ruolo è attivo”, saremmo a posto. Ma se aumentasse il numero di persone che sente l’angoscia verso il futuro e non si proietta in un ruolo… saremmo nei guai. Se il patto sociale dice: se tu contribuisci economicamente vali, se non contribuisci puoi andare a morire in un fosso, le persone lo rigetteranno».


«Dobbiamo trasformare il mondo e permettere che tutti sentano di avere un ruolo attivo nella società futura»


Dal suo osservatorio, molta gente non immagina il suo futuro?

«L’allungamento della vita media potrebbe diventare un problema. Abbiamo attorno persone anziane che dobbiamo riconquistare, insegnando loro che devono tornare bambini e giocare con le nuove tecnologie. L’Italia è particolarmente adatta per questo tipo di trasformazione: i figli restano in casa fino a 40 anni, possono aiutare i nonni e al tempo stesso immaginare bene il loro futuro, adattarsi ai cambiamenti e non prendere strade magari mortificanti già a 20 anni».

Blockchain: come cambierà le nostre vite?

«C’è bisogno di tempo perché la gente acquisisca la nuova mentalità che la blockchain porterà nelle nostre vite. È una tecnologia che ridefinisce tutti gli attori economici e farà nascere nuovi tipi di imprese. È molto più rispettosa della privacy, più sicura e responsabile dei modelli centralizzati della gestione dei dati».

Cosa dire ai più giovani che cercano una strada?

«Oggi abbiamo accesso a esperienze bellissime. La cosa più semplice che ogni ragazzo di 18 anni possa fare è risparmiare qualche soldo e poi farsi un weekend al mese in una capitale europea come Parigi o Londra. È una cosa banalissima, eppure apre la mente».
© Millionaire, settembre 2018